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«Quindi si porta al presidente dei fratelli del pane e un calice di acqua e vino. Ed egli, avendoli presi, innalza lode e glorificazione al Padre di tutti nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa a lungo un’azione di grazie per averci ritenuti degni di queste cose che da lui provengono. Quando ha terminato (2) le suppliche e (1) l’azione di grazie, tutto il popolo presente approva per acclamazione dicendo Amen» (Giustino, Prima Apologia 65,3)

«Allora, come già dicemmo, ... si porta del pane e del vino e dell’acqua, e colui che presiede innalza in pari tempo (2) suppliche e (1) azioni di grazie quanta è la sua forza, e il popolo approva per acclamazione dicendo Amen. Quindi gli elementi sui quali sono state rese grazie vengono distribuiti e sono ricevuti da ognuno; e per mezzo dei diaconi ne viene mandata parte anche a coloro che non sono stati presenti» (Giustino, Prima Apologia 67,5)

 

  • Il latino CANON MISSÆ o CANON ACTIONIS designa la preghiera “canonica” o “normativa” della Chiesa di Roma,  quella preghiera cioè che realizza in misura eminente quanto dice.
  • Il greco ANAPHORÀ significa la preghiera che viene fatta salire (cf ana-fero) verso Dio insieme all’offerta sacrificale.
  • Il siriaco QUDDÀSHA, a partire dall’originaria valenza squisitamente semitica di “santificazione” o “proclamazione della santità divina”, abbraccia comprensivamente la santificazione dei doni e la santificazione dei comunicanti.
  • Ogni volta che menziona la preghiera eucaristica,  Giustino la descrive attraverso le sue due componenti (azione di grazie e supplica), che in ossequio a una nota figura retorica suole invertire.
  • Come la Lectio Divina aiuta a leggere la Sacra Scrittura e nutre la spiritualità, così la Lectio Liturgica aiuta a leggere la Sacra Liturgia e nutre la spiritualità.

 

 

   

Cesare Giraudo SJ (ed.)" The Anaphoral Genesis og the Institution Narrative in Light of the Anaphora of Addai and Mari Acts of the Intenational Liturgy Congress – Rome 25-26 October 2011". O.C.A 295. Orientalia Christiana & Valore Italiano, Roma, 2013.

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Testo principalmente in lingua inglese con contributi in italiano, francese e lingue orientali.

In rapporto all’Eucaristia sono note le domande che assillano la mente del teologo. Ne ricordiamo alcune. Con quali parole si produce la reale presenza? Esiste un rapporto tra le parole della consacrazione e le restanti parole della preghiera eucaristica? La celebrazione eucaristica nella Chiesa delle origini si faceva con il solo racconto istituzionale, o con tutta quanta una preghiera? Ha senso continuare a dire che Gesù nel Cenacolo ha celebrato la prima Messa e che ne ha celebrata un’altra a Emmaus, lasciando poi agli Apostoli di continuare la serie rituale? Come ipotizzare la genesi della preghiera eucaristica? Sarebbe nato prima il racconto istituzionale, oppure il corpo dell’intera preghiera? È verosimile dare per scontata la genesi statica della preghiera eucaristica, che si sarebbe formata per successive stratificazioni, oppure conviene orientarci verso l’idea di una sua genesi dinamica?